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Il
Flauto Magico di Mozart fa parte della tradizione musicale di Salisburgo, città
natale del compositore. Ogni anno va in scena nel periodo estivo al Festival di
Salisburgo in una spettacolare messinscena nel Palazzo di Mirabell.
La prima impressione che ti dà
Salisburgo è di
allegria, anche se educata, unita alla tradizione invece che alla smania di
novità; poi di pulito, un vero bucato cittadino, e di tranquillità: sarà perché
la raggiungi facilmente sgusciando via dalla fiumana di mezzi in coda
sull'autostrada del Brennero. Sono un'allegria e una "lindura" con qualcosa di
preordinato, di spettacolare: è possibile che ogni anno prima del
Festival di Salisburgo
tinteggino gli edifici?
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Da cittadina appartata e operosa,
con una Università dove si lavora, con le sue industrie del sale, durante quelle
settimane d'agosto
Salisburgo
diventa un palcoscenico con un tono da operetta: i
colori brillanti, le carrozzelle per il giro turistico, uomini e donne in
costume nazionale, la gente in piccionaia seduta sulla terrazza del café
Tomaselli.
L'illuminazione serale con enfatici
fasci di luce sulle cupole di rame, il campanile con carillon
che ogni quarto d'ora suona il tema di Papageno del
Flauto Magico: Mozart ridotto alla dimensione del
giocattolo, infiocchettato: anche il monumento sulla
Mozartplatz. inaugurato nel 1842 è tutto sereno e apollineo,
senza traccia di ombre dionisiache. La città è divisa in due con
ordine dal fiume Salzach. stretta fra due alture, il
Monchsberg e il Kapuzinenberg: sulla riva sinistra è
la parte più antica e importante, con case addossate le une alle
altre, portici, infinite botteghe.
A
Salisburgo Mozart ci si sentiva stretto, in fondo la sua vera città era Vienna
con la sua cosmopolita socievolezza: l'unica nota epica di Salisburgo, la rocca
possente con il castello nerastro, tipo Edimburgo, pieno di ricordi feudali e
cavallereschi, è molto probabile avesse poco da dire a Mozart. Il Festival è
divenuto mozartiano per forza di cose, per peso di gravità: in origine, nel
1917, una schiera di artisti moderni Hotmannsthal, Reinhardt.
Strauss e Schalk lo avevano pensato come palestra di arte
contemporanea. È dal 1920 che si rappresenta Jedermann di Hofmannsthal
sulla piazza del Duomo, che è il cuore storico del Festival e della città: è
circondato da tre vaste piazze, ma l'area principale è quella antistante la
facciata di
Vincenzo Scamozzi con le porte d'ingresso in bronzo, quella
centrale di Manzù. L'Interno ha per noi l'aspetto familiare del Barocco
italiano: ai concerti del mattino, con le grandi Messe di Mozart sempre in
repertorio, la chiesa può contenere duemila persone. A pochi passi, un forte
contrasto è dato dalla chiesa dei Francescani, gotica, ombrosa, con una madonna
di Michael Pacher sull'altare maggiore: non c'è sede migliore per i
concerti d'organo e per i piccoli complessi. Molte sono le altre chiese (quante
Messe ha scritto per esse Michael Haydn. uno dei maestri della
fanciullezza di Mozart!): il Barocco coniugato col Rococò domina in lungo
e in largo, da ogni dove spuntano curve e controcurve, rotonde pance di
fabbriche intonacate. Trionfo Barocco è anche il Castello Mirabell. un
tempo palazzo d'estate degli arcivescovi principi, oggi sede del borgomastro;
nel giardino ospita un Barockmuseum. uno dei tanti della città, fra cui
emergono quello dell'Opera del Duomo e il Carolino Augusteum.
Quasi
neoclassico ormai è l'aspetto della bianca mole del Leopoldskron il
castello settecentesco abitalo per qualche tempo dal regista Max Reinhardt
Il complesso del Festival vero e proprio é tutto moderno, riadattato ira il 1960
e il '70: comprende tre edifici intercollegati il Orosses il Klelnes
Festsplelliaus e la Felsenreitschule. tre teatri che a parte la
tecnologia del palcoscenico non hanno nulla di rilevante, sono funzionali
scatole acustiche dove si ascolta alla perfezione. La sala concertistica più
antica è quella del Mozarteum. sulla sponda destra: costruita fra il 1910
e il 1914 nello stile Art Nouveau dominante nella vicina Monaco si ispira
con commovente fedeltà alla sala della Filarmonica di Vienna. Anche chi
non corre a fare o sentire musica, dà qui l'impressione di essere indaffarato:
il culmine del vai e vieni è lungo la getreidegasse, stretta e ricurva spina
dorsale della città vecchia, tutta botteghe e negozi, vero trionfo del ferro
battuto e del geranio. Di rigore la sosta al numero 9. grande edificio
quattrocentesco dove al terzo piano è nato Mozart: oggi è museo, con strumenti,
quadri, alcune lettere, mentre al primo e secondo piano sono esposti bozzetti di
scenografie di opere mozartiane.
Chi vuole
tranquillità la cerca fuori dalla città vecchia, oltre il Neutor o verso Anif
dove si affitta a poco prezzo in pensioni e dove i privati si fanno un onore di
avere ospiti drappelli di musicisti. Naturalmente ci si può spingere oltre, le
strade essendo tutte poco battute, verso il Tirolo o la Baviera o
verso Linz, tutte zone piene di monasteri o castelli; uno dei più
invitanti è quello di Hellbrunn. famoso per I giochi d'acqua dei
giardini, le grotte, il teatrino idraulico, la distesa dei giardini
all'italiana. Infine si può ancora scegliere fra la quiete imbambolata di Bad
Ischl, con le settimane dedicate all'operetta, e l'emozione di un giro sulla
Grossglockner. la strada delle Alpi, un'audace via automobilistica che si
inerpica fra montagne a strapiombo, squadrate come piramidi e pulite e rifinite
anche loro come le facciale delle case di Salisburgo. Questa famosissima strada
alpina vi conduce nel cuore del Parco Nazionale degli Alti Tauri, ai
piedi della più alta montagna dell‘Austria, il Grossglockner (3798 m), e
del suo ghiacciaio, il Pasterze. I suoi 48 chilometri e 36 tornanti ed
il dislivello di 2.504 metri offrono un percorso automobilistico e naturalistico
assolutamente straordinario! Attraversano un territorio di alta montagna unico
nel suo genere, contornato da pascoli, profumati boschi di montagna,
possenti pareti di roccia e nevi perenni.
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